Lo Scompenso Cardiaco rappresenta un rilevante problema di salute pubblica e lo diventerà sempre di più a causa dell’invecchiamento della popolazione. Secondo i dati della Fondazione GIMBE in Italia 1 milione di persone (1,7% della popolazione generale) è affetto da Scompenso Cardiaco Cronico con una incidenza di circa 90.000 nuovi casi/anno.
La prevalenza della malattia aumenta di circa il 2% per ogni decade di età sino a raggiungere almeno il 10% nei pazienti over 70. Occorre sottolineare che lo Scompenso Cardiaco cronico è gravato da un elevato tasso di mortalità: circa il 10% dei pazienti muore in occasione del primo ricovero, oltre il 25% decede entro un anno dalla diagnosi e circa la metà entro 5 anni. Inoltre, quasi il 60% viene reospedalizzato entro un anno dal primo ricovero e ciò spiega perché lo Scompenso Cardiaco rappresenta la prima causa di ricovero nel mondo tra gli over 65. Tutto ciò induce anche un significativo impatto economico: in Italia il costo totale annuo è di circa 3 miliardi di euro, pari al 2% della spesa sanitaria complessiva.
Quando la funzione cardiaca e i sintomi non possono più essere controllati dal solo trattamento farmacologico, sono necessari nuovi approcci quali le terapie basate sui dispositivi (generatori di impulsi elettrici IPG), come la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT). La terapia CCM non rappresenta un’alternativa rispetto alle tecnologie utilizzate nella pratica clinica standard ma rappresenta una innovazione addizionale per i pazienti refrattari alla terapia medica ottimizzata (tollerabile per il paziente) non trattabili con tecnologie utilizzate nella pratica clinica standard. Nelle attuali linee guide dell’ESC HF emanate ad agosto 2021, la terapia CCM viene citata nella sezione “device under evaluation” per un utilizzo in pazienti scompensati a frazione eiezione medio-ridotta, sintomatici nonostante terapia medica ottimizzata e non candidabili a terapia per il miglioramento della sintomatologia e capacità di esercizio.
La CCM costituisce un metodo unico e innovativo per trattare i pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica. I segnali emessi da un dispositivo impiantabile come un cardiostimolatore convenzionale sono speciali impulsi elettrici erogati durante una fase specifica del ciclo cardiaco che aumentano le prestazioni del cuore senza influire sul ritmo cardiaco. Registri a lungo termine hanno su centinaia di pazienti hanno osservato anche una riduzione delle ospedalizzazioni (63%) e della mortalità (73%).
Su questi presupposti l’incontro organizzato ha l’obiettivo di creare un confronto tra i maggiori esperti regionali di Scompenso Cardiaco con l’idea di condividere un documento che possa indirizzare le istituzioni regionali ad effettuare una pianificazione assistenziale ed economica per rendere disponibile ,in maniera strutturata, la tecnologia per i pazienti affetti da questa patologia cronica.