Nella società attuale, iper-mediatizzata e always on, gestire comunicativamente una situazione di crisi è una sfida sempre più complessa. Contano sempre meno i punti di riferimento tradizionali mentre assumono sempre più importanza nuovi strumenti e fonti di comunicazione come, ad esempio, quelli user genereted; la velocità dellʼinformazione è ormai contemporanea al momento stesso in cui un evento accade (real time); anche un semplice telefonino rappresenta, di per se, lo snodo di una rete globale nella quale immettere con un semplice click dati e immagini.
Oggi tutto è comunicazione, quindi. Nel bene, ma soprattutto nel male.
Perché la ricca offerta informativa può diventare un moltiplicatore infinito di informazioni e commenti negativi, testimonianze contro, attacchi alla propria immagine. Un flusso che, se non gestito in maniera efficace e strategica sul nascere, diventa inarrestabile. Soprattutto in un settore che tocca sulla propria pelle ogni persona: la propria salute, il proprio benessere, la propria felicità.
Ne sono un esempio gli innumerevoli casi di “malasanità” che riempiono pagine di giornali, trasmissioni televisive, siti internet.
Ma quanti di questi sono stati casi di vera malasanità e quanti invece casi di cattiva gestione comunicativa della crisi?
Chi dirige unʼazienda sanitaria ha oggi davanti a sé una sfida fondamentale, perché non deve solo curare fisicamente i propri pazienti ma deve dare sicurezza, mostrare autorevolezza, garantire in nome dellʼistituzione che rappresenta.
Una sfida che può essere vinta.
Perché prevenire le situazioni di crisi non sempre si può. Gestirle bene sì.
Il Programma (Telese, 2-3 Dicembre 2011)
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